Certo che usciremo da questa crisi. L'incognita è quando e come. La storia dell'umanità è costellata da cicli politici ed economici che hanno vissuto fasi di crescita, prosperità e di irrefrenabile declino.
Sin dalle ere preistoriche l'alternarsi delle scoperte tecnologiche, il ferro ed il bronzo ad esempio, hanno determinato la fine di città e stati ritenuti eternamente invincibili. Così come le colonizzazioni e le invasioni hanno ribaltato, nel corso della storia, i rapporti di forza tra società antitetiche.
A questa legge non sta sfuggendo, né sfuggirà, la società industriale-capitalistica. E a nulla servirà ai potentati industriali e finanziari la ricerca di nuovi mercati, i cosiddetti mercati emergenti. In una società fortemente globalizzata ed interconnessa impiegheranno un tempo storicamente breve a saturarsi e ad accelerare il declino della società che noi oggi siamo abituati a conoscere.
Il nostro è un periodo storico e culturale di decadenza nel senso più ampio della parola. Siamo in grado, almeno la maggior parte delle persone dotate di sano intelletto, di percepire nettamente la fine inesorabile dell'attuale sistema, ma non abbiamo ancora tutte le armi culturali e tecnologiche per vedere cosa verrà a sostituirlo.
Tuttavia la constatazione della fine di un ciclo porta a delle considerazioni oggettivamente incontrovertibili. Per cercare di uscire dalla crisi occorre smettere di percorrere i sentieri battuti dalla economia e dalla politica morenti. In queste fasi bisogna evitare tutte quelle ricette e quelle scuole di pensiero che appartengono alla fase in declino, osando con coraggio ed ostinazione nuove strategie.
Occorre insomma avere una forte propensione verso le novità, le alternative economiche, politiche e sociali. Ovviamente il sistema morente tenterà in ogni modo di farle apparire come utopie irrealizzabili o soluzioni di minima portata, aiutati da una classe politica e giornalistica miope e connivente. Perché nessuna innovazione è priva di conseguenze e, soprattutto, tende a spazzare via quelle situazioni di rendita che con l'"ancient regime" hanno prosperato.
Ecco perché vanno segnalate con sospetto tutte queste false innovazioni che ci sta proponendo il governo Renzi. Basta guardare la direzione in cui è andato il pacchetto di riforme genericamente chiamato "Sblocca Italia".
Sono strategie antiche, come il ricorso alla cementificazione ed alla costruzione indiscriminata di case, quando il mercato ormai è saturo e la crisi spinge le banche a non erogare mutui.
Altro residuato politico è il ricorso alla costruzione di inceneritori. In questa visione i rifiuti urbani ed industriali vengono visti come uno scarto e non come delle risorse da riciclare tramite l'utilizzo spinto della raccolta differenziata e delle nuove tecnologie di recupero.
Dovremo aspettarci forti cambiamenti nel prossimo futuro, soprattutto i nostri figli ed i nostri nipoti. Spesso saranno cambiamenti difficili se non drammatici. Ma se fin da oggi avessimo una classe politica in grado di osare, un classe politica finalmente libera dalle pressioni della finanza e dalle forze oscure della malavita organizzata, potremmo affrontare i cambiamenti inesorabili con meno paure e timori.
Purtroppo non vedo in Renzi e nelle forze politiche che lo sostengono questo coraggio e questa autonomia. Vedo solo l'espressione di un sistema ormai in declino e che non si rassegna al destino ineluttabile della storia.